Sviene per la fame a Roma, Lotito gli offre un posto di lavoro: camminava a Prati da ore in cerca di una occupazione

Lotito gli offre un lavoro mentre sviene per la fame a Roma: viaggiava per Prati per ore in cerca di lavoro.

Maneggiando con nervosismo, i fogli non lasciano scampo. Legge e rilegge, ma la decisione rimane la stessa. La vita sembra quasi deriderlo sventolandogli il conto sotto al naso. Ed è come una ghigliottina mentre guarda dolcemente la sua famiglia e quel bambino di dodici anni. Come posso fare ora? Il termine per pagare due bollette in ritardo domani è scaduto, di cui una vale quasi duecento euro. In questo momento, ci staccano tutto. Perché non voleva mai che la sua famiglia fosse collegata alla storia raccontata dal Messaggero, lo avevamo chiamato Mario, con un nome di fantasia: Quell’uomo di sessanta anni che stava barcollando nel quartiere centrale di Prati è svenuto. per fame. Mario era nell’appartamento che ha costruito ieri con le sue mani insieme al papà, come si faceva una volta nella Roma rinascimentale. Inoltre, non aveva più speranza. Successivamente, ha ricevuto la lieta notizia:Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è disposto a fornirgli un impiego.

La risposta

Devo ancora digerire, non ci credo, è una cosa enorme, sono persone di un certo livello… e sanno di me? Vogliono anche aiutarmi? Mario ha messo le bollette sul tavolo della cucina e ha sussurrato: “Ho il colloquio domani (oggi, ndr).” Il volto più aperto e gli occhi illuminati dallo stupore di chi, come molti altri, si trova a vivere in una città in cui gli “ultimi” raramente si incontrano. Come quel giorno in cui è morto di fame. Mario ha spiegato ieri che da tre giorni non mangiavo, i risparmi erano finiti e tutto ciò che riuscissi a racimolare era per la sua famiglia. Ha detto che ha bevuto solo acqua e ha tentato di farsi ricoverare in ospedale per avere un pasto, ma le mie analisi sono andate bene e mi hanno mandato via. Sapevo che non ce l’avrei fatta, ma ho continuato a telefonare a tutti i negozi di alimentari, forni, tintorie e bar per chiedere se servisse una mano per le consegne fino alla stremo. È sceso dalla estrema periferia nord di Roma, Labaro, a bordo del trenino della Roma-Viterbo, fin giù “a Roma”, come gli abitanti delle periferie lontane lo chiamano. È arrivato nel quartiere di Prati, dove l’ombra del Cupolone sembra proteggere ogni desiderio. Pensò: “Magari lì qualcuno mi darà lavoro”.

La generosità

Invece, no. Mario ha camminato per molte ore prima di cadere sul marciapiede in piazza delle Cinque Giornate. È stato soccorso dai poliziotti della Polizia Locale di Roma Capitale del I Gruppo Prati che, dopo aver appreso della sua situazione, lo hanno assistito immediatamente. Hanno organizzato una raccolta di cibo tra i colleghi di Via del Falco, gli hanno comprato un telefono cellulare e hanno continuato a contattarlo per sapere come stava. Gli agenti Silvia e Massimiliano hanno dichiarato: “Dietro la divisa abbiamo un cuore”. Ieri è arrivata la svolta. La presidente della Fondazione S.S. Lazio 1900, la dottoressa Cristina Mezzaroma, moglie del presidente Lotito, ha letto la storia sul Messaggero e voleva parlare con Mario per offrire un lavoro. Racconta che a febbraio è stato licenziato perché stava ristrutturando appartamenti e gli hanno detto che avevo “una certa età dopotutto”. Ho cercato lavoro in ogni luogo, ma ogni volta mi hanno detto “grazie, le faremo sapere”. Non mi sono mai arreso. Inoltre, ha visitato le pompe funebri “per fare lo spallatore, chi porta in spalla i feretri”: Cosa mi hanno comunicato? “Stiamo cercando giovani e aitanti”. Mario ha sempre lavorato: “Ho la patente C come autista e ho anche guidato le Gru: Mi sono occupato di soccorso stradale per un po’. È un lavoro difficile se sei coinvolto in un incidente mortale, ma quando si tratta di lavoro, devi essere forte e sopportare anche le emozioni. Farebbe tutto ciò che è in suo potere per avere un lavoro e dare un regalo alla sua famiglia.

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